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Migrazione da Joomla 1.5 alla 2.5, per grossi siti

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E' disponibile gratuitamente una guida realizzata da Hagen Graf costruita per chi è ancora poco affine con le varie funzionalità che la versione 1.7 mette a disposizione. La guida, in inglese, è adatta per chi si avvicina al cms e non è ancora molto pratico di questo strumento fantastico per costruire siti o/e applicazioni web.

La Guida alla Joomla 1.7 (english) la potete scaricare direttamente nel sito dell'autore, che non possiamo che ringraziare per l'impegno prestato e per l'aiuto alla comunità. Approposito di comunità, la sua precedente guida dedicata a Joomla 1.6, tradotta in Italiano, è già disponibile sul wiki di Joomla.it. Come scrive alexred nel post su Joomla.it:  "Ci capita spesso di elogiare le caratteristiche del CMS Joomla! ma anche di scontrarci con la poca e disordinata documentazione a disposizione."

Come abbiamo inteso, Google non va in ferie in questo periodo e sforna novità una dietro l'altra. Una delle recenti modifiche riguarda i Sitelink, quelle appendici che spuntan fuori sotto il primo risultato del motore di ricerca quando la query è, solitamente, il nome del sito o l'indirizzo esatto della homepage.

Ora il sito in testa alla serp del motore può coprire una percentuale maggiore del 70% della schermata a video senza scrollare la pagina perchè i maxi sitelink possono arrivare anche a 12 relegando molto indietro il secondo classificato per una determinata ricerca.

Ho notato, molto sommariamente a dire il vero, che questo blog ha perso la prima posizione per due ricerche che ritengo strategiche come già scritto nel post che parla dell'introduzione del Panda Update in Italia, e anche diverse posizioni per il termine secco Joomla. Allora ho pensato che, nonostante volessi stare il più lontano possibile dal pc in questo periodo, una piccola verifica allo scopo di raccoglie qualche dato è necessaria in questo momento per capire se il Panda abbia colpito questo blog. Non temevo penalizzazioni in quanto qui è tutto originale, scritto di mio polpastrello, ed ogni post è abbastanza lungo.. molto più dell'ormai stabilito limite minimo di 500 parole. Inoltre, nessuna tecnica black e banner pubblicitari non invasi. Permanenza nel sito molto buona come la frequenza di ribalzo. Insomma, rischi pari allo zero. Figurati che mi volevo già comprare la maglietta!! Sorpreso...

Penso proprio che questo blog non è stato penalizzato dal Panda perchè la perdita di posizione, dai miei dati, risale al 7 di agosto. C'è un calo di visite di circa il 25% dal 14 agosto, in discesa sino a ieri a poco meno di 1400 visite al di. Oggi in salita, ma molti ingressi sono dovuti al contenuto sul Panda scritto ieri e linkato poco più sopra. Comunque, non è certo il periodo adatto per trarre conclusioni affrettate sull'animaletto di GG, anche perchè l'analisi andrebbe fatta su un numero di pagine abbastanza consistente e non solo sulla home... dunque, ne riparliamo a settembre.

Verificando qualche dato riguardo al numero di pagine indicizzate con varie query di ricerca mi ha incuriosito vedere (immagine in alto) il posizionamento con i due termini del titolo di questo blog uniti. Infatti, ecco i maxi sitelink, sono 8 e direi anche scelti ottimamente dal motore di ricerca. Sono le pagine più visitate in assoluto, quelle che dalla loro creazione hanno ricevuto più visite e una frequenza di ribalzo pari al 6% in media.
Mentre sino a qualche settimana fa difficilmente google azzeccava i sitelink, presentando pagine quasi inutili (la pagina 46 - title: Page 46), forse forse qualche update (o il panda) ha migliorato la selezione dei link aggiuntivi.

E però, esiste una pagina in questo blog che è la più visitata, quasi il doppio della seconda, non presente nei maxi sitelink. Ora tolgo dai sitelink la pagina che parla di facebook, poco attinente all'argomento centrale di Blog Joomla... vediamo cosa appare tra qualche giorno a sostituirla???

C’è un panda in più in mezzo a noi. E non è l’animaletto tanto carino dal color che sa di Juventus, ma il nuovo aggiornamento dell’algoritmo di Google che si presenta come la panacea di tutti i siti cattivi che grazie a tecniche particolari (non chiamatele scorrette) riescono a mostrare le proprie pagine nelle serp prima di altre probabilmente più valide, complete e attinenti alla ricerca effettuata.

Purtroppo, tutti gli annunci di questi mesi, ora che è attivo anche in Italia, si scontrano con una realtà molto diversa da quanto prospettato. Infatti, nonostante sia ancora presto per trarre conclusioni, sembra che ben poco sia cambiato e che il Panda, almeno da noi, abbia fatto flop. Quel 6-9% di ricerche, come citato nel post del blog ufficiale di google, che dovrebbero mostrare siti validi ai primi posti, io non sono riuscito a scovarle. Ancora presenti infatti sono i siti delle grosse aziende italiane che grazie all’acquisto di link e l’utilizzo massivo di keyword ricercate non si sono mosse da lì. Se il panda agisce in modo istantaneo dopo il rilascio (il 12 agosto l’annuncio ufficiale), sembra che in Italia solo Santi e Beati affollano le ricerche nella versione italiana del motore di ricerca; son tutti ancora lì le content farm, i siti spammoni, ed i copioni del web.

Il periodo comunque non è certo adatto per valutare gli effetti di questo aggiornamento, e se aggiungiamo che anche Google Analytics ha cambiato le metriche riguardo ai visitatori che raggiungono i nostri siti, non ci resta che aspettare la metà di settembre per valutare.

Premettendo che non è detto, nè tantomeno scontato, che chi vincerà sia migliore di chi avrà perso, oggi sembra un dato di fatto che il panda non sia quanto di meglio una grossa azienda come google possa mettere in campo per mantenere il proprio monopolio nelle ricerche. Google pare ignorare ciò che i webmaster suggeriscono oltreoceano, e la qualità delle ricerca sembra diffusamente più scadente. E' questa la prima impressione dopo l'aggiornamento internazionalizzato.

In rete già si trovano alcuni post  che presumono di aver capito tutto, e mi auguro che diffidiate di chi oggi trae già le sue conclusioni. Ancora negli States dibattono l'argomento a diversi mesi dall'avvento del Panda, e nessuno è ancora riuscito a capire come agisce e quali siano le contromisure a questo update... figuriamoci in Italia, paese di poeti, suonatori e "cantastorie". Ora ti consiglio di leggere un post di Aprile 2011 dal titolo  "Sopravvivere al Panda Update" che ho scritto mentre mi informavo su webmasterword su quali potessero essere i motivi che potevano portare a una penalizzazione. Io li leggo non come la cura al panda, ma come buona base conoscitiva su cosa possiamo fare per rendere migliore il nostro sito agli occhi dei visitatori; che poi, è quello che conta più di ogni altra cosa.

Resta il fatto che oggi, su questo update che giunge nel nostro paese, non possiamo trarre nessuna conclusione e nemmeno considerazioni di sorta. Perché dico questo?

Semplicemente perché siamo ad agosto, il mese che in generale vede cali generalizzati per tutti, dove la gente che in Italia si collega principalmente dall’ufficio è al mare o in montagna in cerca di refrigerio. Avere cali che variano dal 30 al 50 % è normale in questi giorni, e se la tua posizione in serp per le key più importanti è rimasta invariata è chiaro che il calo non è dovuto al panda ma a questo caldo pazzesco che allontana tutti dal Pc tranne quei pazzi come noi che appena appreso dell’aggiornamento siamo tutti davanti al computer a verificare, analizzare, studiare non si sa bene cosa….

Se vedi qualche calo nei tuoi siti, non è il momento di prendere consiglio su cosa fare per ripristinare la situazione o cominciare a modificare non si sa bene cosa. Per adattarlo alle novità del monopolista Google ne riparliamo con calma a settembre!!

Un periodo particolare riguardo alle norme sul copyright e sui diritti dell'autore del contenuto presente in rete. Ma qui evito di parlare di Agcom - Autorità per le garanzie di comunicazione - e della nuova direttiva che potrebbe ancora coinvolgere un numero imprecisato di siti web che in meno di un attimo e senza nemmeno un contradditorio giuridico vedrebbero pagine, o l'intero sito, oscurato per una semplice segnalazione di violazione. Se non avete idea di cosa stia dicendo, vi invito a visitare Punto-informatico.it e cercare gli articoli di Guido Scorza che ha ampiamente discusso l'argomento. Ecco un link ad uno degli articoli più interessanti di Scorza.

Bene, se hai letto il link consigliato ti sarai fatto un idea. Il Regolamento relativo alla disciplina del diritto d'autore nelle reti di comunicazione elettronica è direttamente collegato alla norma sul diritto d'autore, a cui per gli strumenti audio-visivi ed i giornali si adatta abbastanza bene (forse).

Diverso è quando si parla del web, e di questo splendido strumento culturale e sociale che tutti chiamano Internet. Infatti, la condivisione di contenuti in rete, basata principalmente sui link che collegano pagine e pagine di contenuti modificano di molto il contesto, che va a cozzare con le attuali norme che regolano il diritto d'autore.

Tra le principale "regole" da tenere in considerazione nel valutare lo "sfruttamento di un opera coperta da copyright" vi è ovviamente lo scopo finale della riproposizione.

Riprendo uno stralcio, parte di un paragrafo, dal sito homolaicus.com che spiega, secondo me meglio di qualsiasi altro, quando un sito può essere definito commerciale:

Indubbiamente un sito è “commerciale” quando il suo amministratore o comunque il proprietario del dominio è iscritto al registro delle imprese, possiede una partita iva e fa business to consumer e/o business to business, rilasciando, per le operazioni di vendita, una regolare fattura. Un sito è commerciale quando esiste la possibilità di vendere e acquistare, pubblicamente o in un’area privata, in maniera legale, determinati articoli o beni materiali o immateriali, servizi o contenuti digitali.

Una tale definizione però, pur essendo molto ampia, non riesce a includere tutte quelle tipologie di siti che a vario titolo risultano essere coinvolti in operazioni che in qualche misura possono essere definite di tipo “commerciale”.

Infatti un sito può essere definito “commerciale” anche quando:

  1. obbliga all’uso di dialer telefonici per accedere ai propri contenuti;
  2. obbliga all’acquisto di un abbonamento che permette l’accesso a un’area riservata;
  3. obbliga alla visione di banner pubblicitari per poter fruire di determinati contenuti (in tal caso i banner appaiono o direttamente dentro un testo, o preventivamente, prima di poter accedere a un determinato contenuto, o all’interno di una pop-up, che si sovrappone alla pagina web);
  4. obbliga a cliccare su questi banner;
  5. in generale obbliga all’uso di un qualsivoglia strumento di pagamento o induce espressamente a compiere una qualche azione che si può definire di “marketing”.

In tutti questi casi non avrebbe senso permettere l’uso, da parte del gestore o proprietario del sito, di materiale protetto senza obbligo di pagarne i relativi diritti. Chi fa un qualunque uso commerciale dei propri contenuti digitali, è tenuto a pagare il diritto d’autore, là dove questo viene legalmente preteso.

Tuttavia la stragrande maggioranza dei siti didattici e culturali, nel web nazionale, non sono commerciali, e per le seguenti motivazioni:

  1. i loro contenuti digitali, beni materiali o immateriali, servizi d’ogni genere, vengono forniti a titolo gratuito, senza obbligo ad alcuna azione di tipo commerciale;
  2. generalmente detti siti offrono la possibilità di riprodurre i loro contenuti, fatta salva la citazione della fonte;
  3. sempre più spesso questi siti dichiarano di avvalersi esplicitamente, nella loro home page, di una licenza di tipo “creative commons”;
  4. questi siti in sostanza vivono già in un regime di “fair use”, avvalendosi della possibilità di uno scambio incessante, reciproco, dei contenuti digitali presenti nel web mondiale;
  5. quando questi siti si avvalgono di talune forme pubblicitarie, oggi molto diffuse (come p.es. gli ad-sense di Google), queste non interferiscono mai, in alcuna maniera, con la fruizione immediata e integrale dei contenuti digitali offerti, e gi introiti di tali sponsorizzazioni risultano del tutto irrisori rispetto alle spese vive e al costo del tempo impiegato per la gestione dei suddetti siti. È peraltro rarissimo che uno sponsor paghi solo per il fatto di essere presente in un determinato sito didattico o culturale. È noto infatti che i grandi siti collettori di pubblicità o sono gli stessi che nella vita reale detengono le leve del potere mediatico, oppure quelli che riescono a coinvolgere ogni giorno migliaia di utenti.

Homolaicus.com avanza anche delle proposte su come dovrebbe, la legge sul copyright, adattarsi al Web e non viceversa.

Le proposte potrebbero essere le seguenti:

  1. censire tutti i siti nazionali che dichiarano non solo di essere didattici o culturali o semplicemente informativi, ma anche di essere disponibili a sottoporsi a una licenza di tipo “creative commons” e ad accettare il regime del “fair use”, il che in sostanza significa che tutti i loro contenuti possono essere riprodotti integralmente in siti della medesima tipologia, a condizione che venga citata la fonte e che nessun contenuto digitale possa essere oggetto di commercio;
  2. approntare un albo nazionale a cui possano gratuitamente iscriversi gli operatori didattici e/o culturali di detti siti (e di quelli futuri), disposti ad accettare le regole del “fair use”, onde poter beneficiare del libero utilizzo di materiali protetti dal diritto d’autore;
  3. incaricare la Siae e altri enti preposti alla tutela del copyright a concedere a detti siti una liberatoria, valida a livello internazionale, per l’utilizzo a titolo gratuito e pubblico di materiali protetti dal diritto d’autore;
  4. autorizzare un uso didattico, culturale, informativo, parziale o integrale, di opere tutelate dal diritto d’autore, alle seguenti condizioni: che l’opera non venga alterata o modificata in modo da pregiudicare la paternità del suo autore; che pur in presenza di alterazioni o modificazioni si possa sempre e comunque risalire in maniera evidente all’originale integro; che lo scopo dell’utilizzo sia manifestamente privo di alcun fine di lucro; che venga sempre citato il legittimo proprietario dell’opera in oggetto; che venga riportato, quando necessario, il nome della sede in cui l’opera è collocata, onde poterla identificare in maniera certa. Con l’espressione “assenza di fine di lucro”, relativa alla natura di un sito commerciale, s’intende che la fruizione integrale dell’opera deve restare assolutamente gratuita e non può essere in alcun modo vincolata all’utilizzo di qualsivoglia forma di azione commerciale o di pubblicità o di marketing.

Qui si può concludere dicendo che la scelta del “fair use” non sarebbe affatto penalizzante per il copyright. Lo dimostrano i dati provenienti dagli Usa, dove da tempo si è adottata questa regolamentazione nell’uso delle opere protette. Stando infatti alle stime della Computer and Communications Industry Association, se nell’ultimo decennio il copyright ha permesso un giro d’affari di circa 1,3 trilioni di dollari, il fair use avrebbe raggiunto la cifra dei 2,2 trilioni. Le attività e le industrie che dipendono dal fair use costituiscono un sesto dell'intero prodotto interno lordo degli Stati Uniti ed hanno finora generato 11 milioni di posti di lavoro.

Ora mi sorge un dubbio: io uso adsense, ho partita Iva perchè mi occupo di siti web, della creazione, dello sviluppo e del posizionamento. Solitamente non copio, ma mi capita come in questo post di estraporale alcuni pezzi in rete scritti da altri senza badare troppo alla licenza d'uso ma col solo scopo di integrare ciò che scrivo. Penso che il 98% dei blogger usa fare così.. linkando la fonte e citandola nel post.

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Il 1 luglio 2010 usciva il primo numero del Joomla Community Magazine, il mensile per gli amanti di Joomla. Il "giornale online", dalla sua inaugurazione un anno fa,  ha incoraggiato i membri della comunità a presentare articoli per la JCM e condividere una storia con il resto della comunità. E lo scopo a cui si presta il JCM ha raggiunto il suo obbiettivo: aiutare i membri della comunità di Joomla! a legarsi tra loro e condividere le loro storie, inserire commenti, partecipare.

Sono state ben 275 le "storie di Joomla" raccontate nel Magazine. Autori per 14 lingue oltre l'inglese dai vari continenti e, grazie al traslate, sono 52 le possibili traduzioni. Ma non solo articoli e racconti nel JCM, che nelle sue pagine ha diffuso video, musica, cartoni animati, opere d'arte originali e poesia.

Il team di JCM è ancora alla ricerca di persone creative, brillanti, talentuose, che sono interessati a far parte del gruppo di volontari. Il contatto si ottiene inviando una mail a magazine[@]community.joomla.org. E' possibille suggerire un'idea per un nuovo argomento o per nuove funzionalità da implementare nel giornale di Joomla.

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